COS’E’ LA PSICOMOTRICITA’?
Roberto Soru, psicomotricista e formatore, la definisce:
“Una scelta di ricerca continua, un atteggiamento che investe lo stile e la qualità della vita.
Rapportandosi continuamente con il mondo infantile in una prospettiva di osservazione ed ascolto autentico, l’attività psicomotoria permette di comprendere i comportamenti in evoluzione dei bambini nell’ottica dei bisogni prima ancora che dei problemi, attraverso quell ‘attività potente che è il Gioco. E’ proprio attraverso il gioco che anche gli adulti in formazione apprendono ad ascoltare ed ascoltarsi, ad entrare in contatto e dare voce al proprio mondo emozionale, a comunicare, ad esprimersi in modo autentico, semplice, creativo.
Il potenziale umano che la psicomotricità scopre e valorizza, ha nella corporeità il suo veicolo di espressione elettiva e nel gioco la sua manifestazione relazionale.
E’ questa sua caratteristica che ne evidenzia la portata inclusiva, laddove tutti hanno una predisposizione al gioco e tutti vivono un corpo desiderante.
Tutto questo ci riporta ad una molteplicità dimensionale della psicomotricità: crescita personale, sviluppo delle competenze relazionali, consolidamento dei legami sociali, promozione dei processi di inclusione”.
Vecchiato la definisce: “un metodo non direttivo, basato sul linguaggio non verbale, dove il corpo in movimento e le sensazioni ed emozioni che emergono sono il fulcro delle relazioni tra bambino e adulto, tra bambino e bambino e determinano una realtà educativa e/o terapeutica che potremmo definire “esperienza di vita condivisa”.
Aucouturier la definisce: “un invito a comprendere ciò che il bambino esprime del suo mondo interno attraverso il movimento. E’ un invito a cogliere il senso dei suoi comportamenti”.
Nicolodi la definisce: ” una pratica che accompagna le attività ludiche del bambino.
E’ concepita come un percorso di maturazione che favorisce il passaggio dal piacere di agire al piacere di pensare e rassicura il bambino nei confronti delle sue angosce”. Mira a restituire al bambino, al suo movimento e all’uso del suo corpo, la naturale e determinante valenza emozionale, compensando l’attuale tendenza funzionalistica e cognitivistica, che vorrebbe l’uso del corpo e del movimento sempre chiuso in un’ottica “produttiva”, di apprendimenti o di risultati”.
Le Boulch la definiva: “un procedimento globale e pluridisciplinare che tiene presenti gli sforzi d’aggiustamento motorio del soggetto nelle diverse situazioni in cui è chiamato a risolvere il problema, si applica sia a coloro che hanno uno sviluppo normale o che presentano delle disarmonie, a soggetti di ogni età. Lo scopo non è l’apprendimento di una cosa, ma l’agire sullo sviluppo funzionale della persona al fine di facilitargli l’apprendimento”.
INTERVENTI:
- Psicomotricità infanzia
- Psicomotricità adulti
- Psicomotricità gestanti
- Psicomotricità over 60